di Mario De Rosa
Richiamano i tuoi occhi
come i capelli scuri,
l’adrenalina di vuoti
e precipizi
a picco su un mare di cobalto
dove precipito in libera caduta.
Così, veleggio ad ogni tuo
sorriso,
come gabbiano
tra le correnti ascensionali
in gioco,
ma è d’ambra la tua pelle
che accarezza i tramonti
con l’ultimo chiarore.
In te abbraccio le cale,
sorgenti e quiete insenature,
poi mi nascondo
sole ingigantito
nel misterioso immenso
del tuo mare.
(da Canti del Pollino)